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Wikipedia protesta contro il comma “ammazza-blog”

Daniel Barranger

Daniel Barranger

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Ieri sera Wikipedia ha deciso di oscurare (speriamo temporalmente!) la propria pagina in italiano con il supporto di tutta la Fondazione. Il motivo è una protesta contro il comma 29 del Disegno di Legge di riforma della intercettazioni che, tra le altre cose, impone l’istituto della rettifica entro 48 ore dalla richiesta “per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, […] con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. A prima vista sembrerebbe tutto ok, tu mi diffami e sei quindi obbligato a cancellare e rettificare la notizia…

Ma siamo veramente sicuri che sia così?


Ecco come appare la pagina di Wikipedia… Qualsiasi ricerca porterà allo stesso risultato: una schermata con un comunicato e niente informazioni! Inutile negare che siamo stati colti da un profondo senso di tristezza.

Ma per cosa si protesta? Cosa prevede il comma 29 del DDL?

Secondo il DDL, la pubblicazione della rettifica deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. In caso contrario la pena prevede una sanzione di (massimo) 12.500 euro.

I punti chiave del comma 29 sono però due. Primo, la legge non distingue fra te, piccolo blogger, e un quotidiano online. Considerato l’ammontare dell’eventuale sanzione, è quindi molto probabile che tu, piccolo blogger, non possa sostenere una simile spesa. Inoltre, la rettifica va effettuata entro i due giorni dall’invio della richiesta, e la mancata correzione non può in alcun caso essere giustificata con un “ero in vacanza” o “non avevo una connessione a Internet”.

Secondo, la lesività o diffamazione dell’articolo pubblicato non è sancita da nessun terzo imparziale, ma è stabilita esclusivamente dalla persona citata dalla notizia. Poco importa che il fatto sia accertato e documentato, tu parli male di me e io ti obbligo a correggerti!

Il risultato è, verosimilmente, quello di limitare più o meno indirettamente la libertà d’opinione fornendo agli eventuali censori una (fortissima) arma di minaccia. Inoltre, in Italia il delitto di diffamazione già è applicabile anche ai contenuti online. Non è vero, quindi, che in rete è possibile pubblicare ciò che si vuole, il problema è semmai relazionato al permanere per molto tempo del contenuto in rete.

Per un’analisi più completa ti rimandiamo a questo esaustivo post sull’argomento.

E che c’entra Wikipedia?

Come viene riportato nel comunicato, anche Wikipedia sarebbe soggetta alla legge, qualora venisse approvata. Quella che per molti di noi è stata una delle principali fonti di informazione potrebbe essere costretta a chiudere molte delle sue pagine. Inutile ricordare che fino ad adesso il sito ha funzionato piuttosto bene per quanto riguarda la correzione dei contenuti del sito, mostrandosi disponibile a rivedere in continuazione le informazioni pubblicate.

E pensare che c’è chi dice che la chiusura di Wikipedia sarebbe addirittura un bene, dato che abbiamo la Treccani… A prescindere dal fatto che forse non tutti possono permettersi un’enciclopedia, in realtà sembrerebbe che anche gli stessi promotori sulla legge ci stiano ripensando. L’obbligo di rettifica entro 48 ore, a quanto si apprende, potrebbe essere valido solo per i siti di informazione registrati ai sensi della legge sulla stampa, salvando, per adesso, almeno i siti amatoriali.

È già una vittoria per una grande comunità di piccoli blogger unita? O no?

Daniel Barranger

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