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La sicurezza informatica dovrebbe essere qualcosa di semplice

La sicurezza informatica dovrebbe essere qualcosa di semplice
Fabrizio Ferri-Benedetti

Fabrizio Ferri-Benedetti

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La maggior parte delle persone non ha conoscenze in materia di sicurezza informatica. Sappiamo che è importante, ma non capiamo come funziona né quali sono gli aspetti più rilevanti.

Per le persone comuni, sicurezza informatica significa usare delle applicazioni che parlano una lingua misteriosa e che richiedono l’esecuzione di strani riti. Il risultato è la superstizione: puliamo i cookie, eseguiamo la scansione dei file e modifichiamo le password senza sapere esattamente quello che stiamo facendo. Queste azioni, inoltre, non riescono a prevenire disastri come il furto dei dati o il sequestro di file a cambio di una ricompensa.

Un esempio di applicazione misteriosa è l’antivirus. Sappiamo che si tratta di un programma che evita che accadano cose brutte. Quando ci avvisa, sappiamo che c’è da preoccuparsi. Quando navighiamo su un sito e l’antivirus si lamenta, chiudiamo il browser e attendiamo che il cartellino rosso sparisca. L’antivirus è un guardiano incomprensibile che produce più paura che tranquillità, ma ci hanno detto che è necessario, quindi obbediamo.

Ma se domani l’antivirus dovesse scomparire dal nostro PC, non ne sentiremmo la mancanza, perché è un elemento fastidioso, un dobermann che abbaia per qualsiasi cosa. Oltre a disturbare, non spiega mai perché si comporta così.

Le applicazioni di sicurezza sono bocciate in Comunicazione

La sicurezza informatica non è difficile da capire perché è complessa, bensì perché è spiegata male. Invece di usare un linguaggio semplice e accessibile, molti autori di antivirus, firewall e programmi di sicurezza vogliono farci usare il loro gergo e imparare parole come “rootkit” o “scansione delle porte”. Chi non le conosce è escluso dalla conversazione e si spaventa.

C’è qualcuno in grado di spiegare cosa sta accadendo in questa finestra?

Invece di rassicurare le persone, gli antivirus visualizzano costantemente avvisi e mappe di infezioni a livello globale. Ci spaventano con luci e suoni spettrali. Nemmeno la nomenclatura dei virus, presumibilmente educativa, ci aiuta a capire cosa succede. Quando la gente legge “W32 / Trojan.B” pensa di essere vittima di un abitante di Troia. In breve: nella comunicazione, gli antivirus e le altre applicazioni di sicurezza prendono uno zero.

Per avere successo, un antivirus deve parlare in modo chiaro

C’è chi ama la sensazione di controllo che dà un antivirus o un firewall, ma è una minoranza. Le persone vogliono una sicurezza non fastidiosa. Tuttavia, una sicurezza invisibile vende poco. Nessuno si ricorda di rinnovare un antivirus che non si lamenta di tanto in tanto su qualcosa che va storto. Ecco il perché delle notifiche e degli allarmi, e del linguaggio poco comprensibile. Se parlassero in modo chiaro, forse smetteremmo di usarli.

Un antivirus può essere comunicativo e redditizio allo stesso tempo? Sì, ma solo se migliora la comunicazione. Gli autori di software dovrebbero sforzarsi di creare prodotti che parlano in una lingua facile da capire. Devono cercare la complicità con l’utente. L’antivirus, il firewall e il password manager dovrebbero essere un consulente e un guardiano allo stesso tempo. Se l’antivirus insegna mentre protegge, allora svolge le proprie funzioni.

Clean Master (Android) riesce a comunicare in modo semplice ed efficace

Quindi, per rassicurare bisogna anche farsi capire. E per farlo è necessario parlare in modo chiaro. La prima applicazione di sicurezza che riuscirà a fare ciò conquisterà i cuori e le menti di milioni di persone.

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Articolo tradotto dallo spagnolo. Segui Fabrizio Ferri-Benedetti

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