Google ha improvvisamente deciso di reinserire i termini BitTorrent e uTorrent nei servizi di autocompletamento e Instant del suo motore di ricerca. I due popolari programmi peer-to-peer erano stati in precedenza inclusi nella lista nera anti-pirateria di Google e quindi non venivano “suggeriti” agli utenti durante le ricerche.
Complice del cambiamento è stata forse anche la strenua battaglia condotta negli ultimi mesi da BitTorrent per dimostrare di essere un programma 100% legale, come l’iniziativa per promuovere l’editoria online. I software di file sharing non hanno infatti nulla di illegale “in sé”, quello che può essere pirata è l’uso che ne viene fatto da alcuni per scaricare materiale protetto da diritto d’autore.

In ogni caso, dopo la rimozione del filtro di Google, si è registrato un notevole incremento delle ricerche relazionate ai termini BitTorrent e uTorrent, con conseguente aumento del traffico diretto ai due siti.
Una decisione, quella di Google, che contrasta fortemente con quanto stabilito recentemente dalla MPAA (Motion Picture Association of America), l’associazione statunitense che si occupa di promuovere gli interessi degli studi cinematografici. La MPAA ha pubblicato infatti uno studio che sottolinea il ruolo cruciale che hanno i motori di ricerca nel condurre gli utenti verso contenuti protetti da diritto d’autore. L’82% delle ricerche “pirata” proviene da Google, sostiene la MPAA, che avrebbe invece la responsabilità di non indirizzare i consumatori verso contenuti illegittimi.
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[Via: Torrent Freak]