Il Bitcoin è una valuta virtuale, che però puoi usare per comprare oggetti reali, come automobili o cibo. Chiunque può crearne, e non è soggetta al controllo delle banche.
In queste settimane se ne parla molto. Le ragioni sono tante. Alcune possiamo indovinarle, prima tra tutte l’incertezza provocata da una crisi economica e lavorativa in corso. Altre sono misteriose e imponderabili, come molti fenomeni che usano Internet per propagarsi.
Una cosa però è certa: questa novità è destinata a svilupparsi. E a diventare importante per ciascuno di noi.
Così abbiamo deciso di scrivere una breve guida al Bitcoin, per spiegare cosa è, come funziona, come puoi crearne anche tu, se sia o no in qualche modo pericoloso e perché ha tanti sostenitori e altrettanti detrattori.
Nel capitolo Le ragioni del sì abbiamo anche aggiunto un promemoria per spiegare chi oggi nel mondo può stampare il denaro, perché può farlo e con quali conseguenze.
E se vuoi iniziare subito a creare Bitcoin, abbiamo preparato anche la guida passo per passo!
Qualche informazione generale
Bitcoin è una valuta elettronica nata nel 2009. Lo pseudonimo del suo inventore è Satoshi Nakamoto, ma la sua vera identità è sconosciuta.
La creazione e lo scambio di questa moneta avvengono tramite il protocollo peer-to-peer. Il suo valore è fluttuante. A maggio del 2012, ad esempio, un Bitcoin valeva 2 dollari, mentre oggi ne vale più di 175.
Con questa moneta virtuale è possibile comprare beni concreti (sono sempre di più coloro che la accettano come denaro), ma puoi anche venderla in cambio di denaro corrente (euro o dollari, ad esempio). Qui puoi trovare, tra le altre cose, la lista di negozi che accettano pagamenti in Bitcoin.
La possibilità di coniare nuovi Bitcoin non è infinita. Esiste infatti un limite preciso, che è di 21 milioni di unità. La disponibilità di nuove monete, come si legge su Wikipedia, “cresce come una serie geometrica ogni 4 anni; nel 2013 sarà stata generata metà delle possibili monete e per il 2017 i tre quarti”. La cifra di 21 milioni di Bitcoin generati sarà raggiunta nel 2140.
In ogni Bitcoin è scritto chi ne è il proprietario. In questo modo tu potrai spenderlo una volta solamente, un sistema per evitare possibili truffe. Il database di chi possiede ogni Bitcoin è suddiviso tra coloro che formano la rete P2P.
Non esiste, almeno per ora, nessuna legge che vieti questo tipo di valuta. D’altronde la sua mancanza di localizzazione e l’utilizzo di una rete P2P come circuito rende la regolamentazione e il controllo quasi impossibili.
Si dice che l’uso dei Bitcoin garantisca l’anonimato. Questo è parzialmente vero. Le transazioni di ciascun Bitcoin address, come leggiamo sul sito ufficiale, sono pubbliche e conservate per sempre nel network. In altre parole, le attività di ogni Bitcoin address possono essere consultate da chiunque. Il nome del titolare, però, non è in alcun modo evincibile finché non è lui stesso a rivelarlo nel corso di una transazione.
Per questo motivo, gli ideatori della moneta virtuale consigliano di creare un nuovo Bitcoin address ogni volta che ricevi del denaro, specialmente quando si tratta di transazioni effettuate tramite un sito web, che è pubblico.
Ma un Bitcoin address, che cos’è? Vediamo.
Come creare e spendere i tuoi Bitcoin
Fase 1: procurati un Wallet – La prima cosa è scaricare il client, il tuo portafogli virtuale (appunto, Wallet) grazie a cui potrai custodire e spendere il denaro che genererai o che ti verrà dato. È disponibile per PC, Mac e Linux).
Puoi gestire il tuo portafogli anche tramite smartphone Android, un metodo comodo per pagare in valuta virtuale anche nei negozi tradizionali.
Aprendo il wallet vedrai sull’interfaccia un codice alfanumerico, che è il tuo primo indirizzo Bitcoin (Bitcoin address, di 34 caratteri alfanumerici). È importantissimo non perdere questo numero: copialo in un posto sicuro. Se lo perdi, i tuoi Bitcoin contenuti in esso saranno persi per sempre, e scompariranno dalla rete.
Una precisazione importante: il Bitcoin address (indirizzo Bitcoin) e il wallet (portafogli) non sono la stessa cosa. Il primo è un codice univoco, e puoi generarne tanti quanti ne vuoi, in base a pratiche di comportamento consigliate di cui abbiamo parlato nel primo paragrafo di questo articolo. Il secondo, il wallet, è il portafogli a cui puoi associare tutti i Bitcoin address che generi, e in cui finiscono quindi tutti i soldi che su quegli indirizzi ricevi.
Fase 2: genera i Bitcoin – L’attività di reperimento di Bitcoin si chiama Mining.
La prima cosa da fare per procurarti monente è unirti ad un Pool. Un Pool è una specie di consorzio, a cui ogni persona “cede” una parte delle risorse del proprio computer per eseguire dei calcoli estremamente complessi. Più precisamente, per risolvere delle crittografie. In Internet ci sono molti di questi gruppi, a cui ci si può unire facilmente.
Ma questo conferimento di risorse, come avviene? È semplice. Una volta che ti sarai associato ad un Pool e avrai creato il tuo account personale, potrai scaricare un piccolo programma in Java.
Quando lo esegui, parte delle risorse di calcolo del tuo computer vengono messe a disposizione del gruppo. Grazie a questa unione di forze, le crittografie vengono risolte più facilmente. Un singolo PC, infatti, non riuscirebbe a portare a termine il task.
Ogni volta che un Pool trova la soluzione alla crittografia, il sistema gli conferisce uno o più pacchetti da 50 Bitcoin, e le monete virtuali vengono ripartite tra tutti i membri in base al contributo di risorse dato.
Bitcoin: aspetti economici e aspetti etici
Quella di Bitcoin è una realtà ancora giovane, e piuttosto sconosciuta. Questo vuol dire che si trova ancora in una fase in cui se ne può discutere senza condizionamenti ideologici di alcuna natura.
L’argomento, d’altronde, è estremamente interessante, perché se guardato in prospettiva ha delle implicazioni concrete per ciascuno di noi. Implicazioni che per qualcuno sono disastrose, mentre per altri sono desiderabili.
La discussione è in bilico tra economia, finanza ed etica. Vediamo brevemente le ragioni dei sostenitori e quelle dei detrattori deli Bitcoin.
Le ragioni del sì
Non è un caso che di questa moneta virtuale, nata ormai quattro anni fa, si stia parlando tanto solo adesso.
La crisi economica dell’Occidente, gli scandali che coinvolgono le banche e in particolare la vicenda di Cipro, hanno reso evidenti le gravi falle nel sistema finanziario che regola il nostro mondo.
Le persone hanno acquisito coscienza che un sistema che credevano robusto è in realtà estremamente fragile, e sono quindi aperte verso delle alternative. E alcune persone vedono il Bitcoin come una possibile cura della parte più malata del sistema finanziario: quella che presiede la creazione della moneta.
Per capire meglio, ecco un breve promemoria per ricordare chi stampa il denaro, perché può farlo e quali sono le conseguenze.
Chi crea il denaro?
Da moltissimi decenni le banche centrali non devono più garantire una copertura aurifera del denaro che stampano. Il valore che le banconote hanno è dato da un accordo tra chi le emette e la gente che la usa: le due parti, in altre parole, concordano sul fatto che quella determinata banconota vale effettivamente la cifra riportata sopra di essa.
L’unica autorità che può stampare denaro nell’Unione europea è la BCE, i cui soci proprietari sono le banche centrali nazionali. Nel caso dell’Italia, è la Banca d’Italia.
E qui sorge il problema. Le banche centrali non sono istituzioni pubbliche, cioè non sono “di proprietà” dello Stato, ma sono organismi privati.
La BdI, ad esempio, appartiene solo per il 5,4% allo Stato italiano (precisamente, a INAIL e INPS). Il resto è proprietà di privati, perlopiù banche nazionali e straniere e grossi istituti assicurativi.
Se uno Stato europeo ha bisogno di iniezioni di denaro nel circuito, deve chiederlo in prestito alla BCE. In cambio deve prometterle di restituirlo. Questa promessa ha la forma di un documento che si chiama Titolo del debito pubblico. In pratica la BCE (che, ricordiamo, è di proprietà di privati) acquista il debito degli Stati in cambio di banconote.
Questo debito, prima o poi, va saldato. Se lo Stato non è in grado di restituirlo, ogni anno esso aumenta. Il debito pubblico è quindi sostanzialmente un debito che i cittadini di ogni nazione hanno nei confronti di SpA chiamate banche centrali.
Partendo da queste considerazioni, si può affermare che il Bitcoin si sottrae a queste logiche da molti considerate al limite dell’usura, e reintroduce la proprietà popolare della moneta.
Il denaro virtuale, peraltro, è sempre disponibile (niente scherzi in stile banche cipriote), e puoi disporne quando e come vuoi.
Infine, come abbiamo visto, la quantità massima totale generabile di Bitcoin è pari a 21 milioni. Non un centesimo in più. L’impossibilità di generare moneta che andrebbe a togliere valore a quella già esistente, annulla automaticamente il rischio di inflazione.
Le ragioni del no
Il Bitcoin, in questo momento, è diventato la valuta di elezione per commerci illegali online, ad esempio l’acquisto di droga o armi.
Le transazioni infatti non sono direttamente attribuibili a persone fisiche, ma solo a Bitcoin address, e per ora non esiste nessuna regolamentazione in materia. D’altronde sarebbe molto complesso già solo stabilire le competenze territoriali per legiferare sulla questione, visto che la produzione della moneta è a carico di singoli individui, e le transazioni sono transnazionali e rigorosamente peer-to-peer.
Questo vuoto legislativo, come è facile intendere, lascia spazio di manovra a gente senza scrupoli. E anche se Max Keiser, l’economista russo, ha definito il Bitcoin “moneta della resistenza”, il confine tra combattenti per la libertà e mercanti senza scrupoli può essere sottile.
I detrattori del Bitcoin, quindi, dipingono un eventuale futuro in cui questa valuta virtuale dovesse diffondersi capillarmente come una sorta di Babele, del cui caos si avvantaggerebbero soprattutto i criminali.
Infine, nonostante il rischio di inflazione sia azzerato, il valore del Bitcon è estremamente fluttuante, e non offre garanzie, almeno per ora, dal punto di vista della stabilità.
Conclusioni
E quindi, Bitcoin sì o Bitcoin no? Difficile schierarsi, per ora. Di certo pensare ad una moneta immune al sistema ufficiale di produzione del denaro è piuttosto affascinante. Ma non si possono per questo ignorare i pericoli.
La discussione, comunque, è destinata a diventare sempre più importante. Ed è importante conoscere più possibile ogni aspetto della questione, per poter scegliere consapevolmente. Speriamo che questo articolo abbia contribuito a vederci più chiaro.